Retinoblastoma: ecco i progressi della terapia del tumore dell’occhio dei bambini
Il retinoblastoma è un raro tipo di tumore dell'occhio che va a colpire soprattutto i bambini piccoli (di solito sotto i cinque anni di età).
La gravità del fenomeno è alleviata dai grandi progressi compiuti dalla medicina in campo oncologico: se è diagnosticato precocemente, infatti, le probabilità di guarigione sono molto alte.
Il retinoblastoma può interessare uno o entrambi gli occhi.
Come diagnosticare il retinoblastoma
Larghezza montatura
Di seguito la tabella delle dimensioni in millimetri della larghezza degli occhiali misurata internamente da asta a asta
S fino a 125 mm.
M fino a 133 mm.
L fino a 140 mm.
XL oltre 140 mm.
I segni che si possono notare in presenza di retinoblastoma sono:
- Un insolito riflesso bianco sulla pupilla: questo può essere evidente nelle foto in cui solo l'occhio sano appare rosso dal flash, oppure si può notare in una stanza buia o artificialmente illuminata;
- Strabismo
- Cambiamento del colore dell'iride in un occhio o talvolta solo in una zona dell'occhio;
- Occhio rosso o infiammato anche se spesse volte il bambino non lamenta dolore
- Scarsa visione: il bambino non può concentrarsi sui volti o oggetti, o non può essere in grado di controllare i movimenti oculari (soprattutto quando sono colpiti entrambi gli occhi)
Questi sintomi, tuttavia, è doveroso precisarlo, possono essere causati anche da qualcosa di diverso dal retinoblastoma.
In tutti questi casi, ci si dovrebbe sottoporre ad un controllo il più presto possibile.
Generalmente, è abbastanza difficile che il retinoblastoma possa progredire inosservato oltre l'età di cinque anni.
Retinoblastoma: cause all’origine e diagnosi
Il retinoblastoma, in quanto tumore della retina, va a colpire il rivestimento fotosensibile nella parte posteriore dell'occhio. Durante le prime fasi di sviluppo di un bambino, le cellule oculari della retina crescono molto velocemente per poi smettere di crescere.
Ebbene, in casi rari, tuttavia, una o più cellule continuano a crescere in maniera anomala, formando appunto il retinoblastoma.
Nel 40% dei casi esso è causato da un gene difettoso, che spesso colpisce entrambi gli occhi (bilaterali). Tale gene può essere ereditato da un genitore o può derivare da una modifica al gene (mutazione) che può verificarsi in una fase iniziale dello sviluppo del bambino nel grembo materno.
Nel restante 60% dei casi non si conoscono bene le cause in quanto non esiste un gene difettoso ed il retinoblastoma colpisce un solo occhio (unilaterale).
La diagnosi si effettua inizialmente attraverso l’esame del fondo oculare.
Successivamente, i bambini sono sottoposti ad ecografia oculare e talvolta anche a fluorangiografia in centri specializzati, nonché a TAC e risonanza Magnetica per valutare il coinvolgimento del nervo ottico e l’eventuale presenza di metastasi.
Terapia e progressi della medicina
La terapia prevista in presenza di retinoblastoma ha subito significativi progressi.
La cura dei tumori, infatti, da 10 anni a questa parte, ha assistito a significativi mutamenti in grado di abbassare drasticamente la soglia dei danni più gravi.
Essa, oggi, prevede determinati trattamenti, indicati in appositi protocolli terapeutici stabiliti dalla comunità scientifica e variano in base allo stadio in cui la malattia si trova.
Questi trattamenti locali includono: laser fotocoagulazione, crioterapia, termoterapia transpupillare e brachiterapia (mediante applicazione di placche radioattive). Molto spesso a questi trattamenti viene associata una chemioterapia per via sistemica, anche se negli ultimi tempi si sta affermando l’utilizzo di chemioterapia per via arteriosa, attraverso l’arteria oftalmica.
Nelle forme più avanzate di tale malattia si rende necessario rimuovere chirurgicamente il bulbo oculare malato.
Particolare importanza rivestono i controlli da far effettuare ai bambini affetti da retinoblastoma che devono essere molto frequenti e ravvicinati per via della velocità con cui la malattia progredisce. Anche dopo essere stati curati i bambini devono essere sottoposti a controlli periodici, meglio con cadenza semestrale, nei primi 5 anni dopo la terapia.
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