LEGGE DI STABILITA’ GIA’ LEGGE FINANZIARIA
Cosa è la “Legge di stabilità” di cui si sente tanto parlare in questi ultimi tempi su tutti i media?
Non è altro che un nuovo nome per la vecchia “Legge Finanziaria” di buona memoria.
A partire dal 2010 si è deciso di non chiamarla più “Legge finanziaria” ma bensì “Legge di stabilità”.
In sintesi si tratta di una serie di norme che il governo italiano vara, una volta all’anno (salvo manovrine di correzione), dove si stabilisce come si andranno a reperite le risorse per fare funzionare lo Stato (chi, come e quanto verrà tassato) e come poi si andranno a spendere queste risorse.
La legge di stabilità, per potere essere messa in atto, deve, come tutte le leggi, venire approvata dai due rami del parlamento.
Varare una legge di stabilità è la bestia nera di tutti i governi.
In genere, i geni che ci governano, fanno dei lanci di agenzia con delle “indiscrezioni” sul contenuto delle norme. Salvo poi, se le reazioni della stampa, sindacati, pubblico, lobby, ecc risultano negative, dire: io non ho mai detto una cosa simile.
Insomma è un primo mezzo per “misurare la temperatura dell’acqua” ed aggiustare il tiro.
In tempi di vacche magre, dove diventa sempre più difficile reperire risorse, il compito di chi si ritrova a governare è decisamente arduo.
Diciamocelo chiaro: la maggior parte dei cittadini vorrebbe non dover rinunciare ad alcun servizio, anzi, ne vorrebbe sempre di più e migliori (legittimo), ma mal digerisce di dovere pagare delle tasse che servono a finanziare questi servizi.
I sindacati vorrebbero più soldi per i lavoratori, gli imprenditori vorrebbero che venisse alleggerito il carico fiscale sugli stipendi e anche sui profitti.
Le lobby quali farmacisti, notai, tassisti, avvocati, banchieri, camere di commercio, lavoratori statali, commercialisti, sindacati, confcommercio, confartigianato, confindustria, ecc, ecc si oppongono a qualunque tipo di liberizazione, anche se ufficialmente le invocano.
Allora, dato che le risorse disponibili sono poche e le voci di spesa tante, e la coperta risultava sempre corta, negli anni che furono, per non scontentare nessuno, lo stato italiano, per fare fronte alle troppe spese, è ricorso al prestito. Ha emesso buoni del tesoro in quantità tali da portare il debito pubblico italiano ad essere oggi al mostruoso livello del 133,3% del PIL (dati odierni di Eurostat).
Cosa significa? SIGNIFICA CHE LO STATO ITALIANO, OGGI, DEVE AI PROPRI CREDITORI LA SOMMETTA DI 2700 MILIARDI DI EURO.
Come abbiamo fatto ad accumulare un debito così elevato, secondo (in percentuale) solo a quello della Grecia che come sappiamo è in bancarotta?
Lungo da spiegare ma in sintesi lo si può attribuire alla incapacità di governare o alla mancanza di coraggio da parte di chi ha governato l’Italia negli ultimi 30 anni circa.
Nessun governo ha avuto abbastanza palle da sapere mettere un freno alla spesa e nel frattempo dichiarare guerra agli evasori fiscali che non versano il dovuto nelle casse dello stato.
Nessuno voleva inimicarsi “gli elettori”, era più semplice accontentare tutti mantenendo la costosa macchina dello stato con soldi presi in prestito.
ADESSO E’ FINITA !!!
Facciamo parte dell’Unione Europea la quale ci impone di non potere più sforare il nostro debito come abbiamo sempre fatto nel passato.
Quindi come finirà? Ad ascoltare 10 economisti, si sentono 10 soluzioni.
Una costante nelle 10 soluzioni è un periodo, parecchio lungo, di lacrime e sangue.
L’alternativa ai sacrifici è la bancarotta, il che sarebbe anche peggio dei sacrifici.
Io speriamo che me la cavo…come diceva Paolo Villaggio.
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